21 gennaio 1998

AFFRESCO

Quando qualcosa ti piace /

ci riserverà e ancora oltre la materia.

Piccolo anfratto del pianeta /

dove mani colorate toccano /

la nuda levigata roccia nel tempo /

grotta di pastori / mistero di Maria.

Popoli del pianeta agli antipodi /

qui si riuniscono portatori di luce /

in un’unica speranza di pace /

di fede e di amore / di giustizia sociale.

Dalla viva roccia scaturisce l’acqua pura /

mani imploranti si immergono /

bocche assetate di amore bevono /

del grande / vero dono del Signore.

Oggi / dal lontano giorno dell’apparizione /

si rinnova ogni momento la speranza /

la gioia di sentirsi insieme e di amarsi /

qui / a Lourdes / dove non esiste la violenza.

***

Questa poesia dedicata per sempre

alla mia compagna di vita , nel bene

e nel male di ogni giorno.

MAI PIU'

Quando il dominio dell’uomo;

sull’uomo cesserà /

noi non canteremo più;

Caino e Abele /

noi non canteremo più;

gli Indios e l’Amazzonia /

noi non canteremo più;

le foreste tropicali /

noi non canteremo più;

i Desaparecidos /

noi non canteremo più;

alle morti bianche.

IL MIO CUORE

Vorrei vestire il mio cuore da Clown /

vedere in Lui il mimo del suo amore / e....

io nascosto fra i palpiti / spiare felice /

il mio cuore vestito da Clown.

Vorrei sentire la sua tromba suonare /

e Lui felice / suonare soltanto per me / e....

io / illuminare come il Sole / gioioso /

il mio cuore vestito da Clown.

Vorrei parlare di me / al mio cuore /

raccontargli delle tante emozioni / e....

io in silenzio / sentire il suo battito /

del mio cuore vestito da Clown.

Vorrei entrare nel vestito da Clown /

del mio grande / grandissimo cuore / e....

insieme / cantare e suonare / felici /

nella interminabile / continuità della vita.

***

Questa poesia, dedicata per sempre

a mia figlia Roberta.

RICORDI DI UN BAMBINO

Com’era bello essere felici  /

senza avere nulla /

senza giocattoli imposti /

dalla vergognosa pubblicità.

La felicità più grande /

un paio di zoccoli nuovi /

con il lustrino nero e i chiodi /

la tracolla di legno.

Con il carrettino del nonno /

la scopa il mio cavallo /

la grande fantasia gioiosa /

con gli amici il gioco felice.

Nei ricordi / i miei trascorsi /

rimpiango anche le lacrime /

com’era bello essere felici /

senza avere nulla.

… ho resistito fino ad oggi senza scrivere…

ANCORA LA' -

I boati/gli incendi/bombe di morte /

rimangono piccoli fuochi accesi / crepitii /

sibili traccianti l’aria chissà dove e come /

ancora armi con vari nomi / di guerra /di pace.

Nel verde di tarda nebbiosa primavera /

fiori nati su ondeggianti continue dune /

bagnati dalle lacrime di chi è rimasto

a testimoniare / con dolore / che la vita continua.

Ancora gli umani in poltrona applaudono /

orizzonti di grandi affari si sono aperti /

nelle profonde ferite lasciate dalla guerra /

dal genocidio etnico voluto da Milosewic.

Lo spettacolo serale di morte / il video-game /

in quel reale palcoscenico allestito dai potenti /

cambia la scenografia di distruzione / di orrore /

con ricostruzione / gioia/grandi affari sulle ceneri.

***

Millesimo 22 giugno 99 ore 11,09

…sempre ai potenti il dominio dell’uomo sull’uomo.

IL GUERRIERO DELLA LUCE

Il guerriero della luce /

armato di fede e di amore /

combatte / lavora e prega.

Il guerriero della luce /

tiene la spada nelle mani /

possiede il colpo e il perdono.

Il guerriero della luce /

schiavo dei propri sogni /

ma libero nella scelta di vita.

Il guerriero della luce /

ha sempre accanto a sé l’angelo /

e per questo segue sempre la luce.

***

31 agosto 1998 ore 21.30

Ciò che fa annegare non è l’immersione,

ma il fatto di rimanere sott’acqua.

GRANDE COME IL MARE

L’amore / grande come il mare /

quieto ti accarezza e ti fa felice /

l’amore / grande come il mare /

burrascoso ti percuote e ti fa soffrire.

Le mie emozioni / i miei pensieri /

si infrangono come le onde del mare /

si ricompongono dopo un attimo /

e io / attimo dopo attimo soffro e vivo.

***

20 ottobre 1998 ore 21.15

L’attesa, il tempo non corre, i pensieri occupano uno spazio

troppo grande per poterli cancellare,

così, per far girare le lancette scrivo, scrivo, scrivo.

SUONANDO CON ERNESTO

Guardo le tue mani / amico /

sfiorando accarezzi il contrabbasso /

dal suono modulato / accompagnando /

le vecchie melodie alla fisarmonica.

Anni trascorsi rivivono i suoni /

le ore passano dimentichi del tempo /

lasciandoci alle spalle gli acciacchi /

sorridendo / cantando / suonando.

Una canzone è la nostra vita /

una melodia da suonare ogni giorno /

abbracciando il contrabbasso antico /

ritmando un valzer o un vecchio blues.

***

24 ottobre 1998 ore 23.50

Dal ritorno di una serata assieme

al mio carissimo amico Ernesto Poggio.

VECCHIO MURO

Divenuto vecchio e disadorno /

coperto di invisibili piaghe /

sente i colpi assestati in battaglia /

li accusa / barcolla / ma ancora resiste.

Fra poche ore cadrà un altro mattone /

tanti sono già caduti / altri logori /

i leganti si disgregano fra di loro /

lasciando ai piedi del muro / polvere.

Quella polvere che plasmata lo ha creato /

ora lascia piano piano il vecchio muro /

sa di avere l’ultima battaglia persa / lui /

il vecchio muro / ma fiero combatte.

È lui il grande guerriero della luce /

impavido ha resistito a tutti gli attacchi /

ha sbarrato ai nemici la via / con onore /

oggi non lascia la spada / e / ancora combatte.

L’unica cosa che ancora crede e spera /

che questa non sia l’ultima battaglia /

segnato dai colpi degli avversari / fiero /

senza medaglia al merito / resiste e vive.

***

Millesimo, ore 18 del 31/12/1998.

... a dispetto di chi augura al vecchio muro di crollare...

DROGA

Torino 22/02/Duemila ore 13,50

e il governo…le istituzioni…

In ricordo del senatore

Come lance acuminate di cristallo/

entrarono nell’io assetato di sapere/

le tue liriche/ le cantiche all’amore/

ermetiche gocce di verità/ con la maschera.

Amico mio/ hai dato la vita tua scrivendo/

scrivendo per vivere/ come oggi tu vivi/

qui/di te parlano i tuoi personaggi indossati/

e i vestiti di Giullare e di Clown/ appesi/.

E mi ricordo/… ed era come te la luce mia…/

quell’amore così forte e così disperato/

sentito quasi come se fosse storia vissuta/

guardando dalla finestra del tuo studio.

E ancora/ il velluto del tempo antico/

scritto di una cara lontana stagione/

mi raccontavi con la luce negli occhi/

guardando i miei lavori impaginati.

In quel tuo esempio di ferma condanna/

all’uomo “impazzito dall’acido lisergico”/

tu/ Professore e Preside in quel degli scolopi/ là/

dove si è appreso e si apprende il sapere.

Dalla “Canzone del Gabbo” vicina alla mia arte/

mi ritrovo fra il vero e il sogno del poetare/

come luccicanti stelle di lirica gioiosa/ le tue parole/

dove tutto può essere e sembrare.

Quel tuo abbaiare ai gabbiani

amico mio.

Giancarlo Benzi